ROMA 12 NOV 2023 – Informazioni di ogni tipo, notizie, post inerenti la comunicazione medico-sanitaria possono costituire un pericolo se prive di attendibilità. La salute che corre sul web, come per tutte le cose comporta delle opportunità da dover/poter sfruttare per fornire corrette informazioni, ma nel contempo anche rischi importanti.
“Sempre più spesso – spiega il giornalista Daniele Imperiale esperto in comunicazione medico-sanitaria – ci si affida alle ricerche sul web su determinate sintomatologie, o patologie. Quando ci si imbatte in qualche fastidio più o meno rilevante si interrogano i motori di ricerca. Che attenzione, non è l’enciclopedia medica di una volta e che non mancava in molte case. Dobbiamo tener conto che ciò che ci risponde il web va sempre verificato, potrebbe essere attendibile, come potrebbe essere il contrario esatto. Il web è una immissione massiva di informazioni ed i motori di ricerca le captano e le presentano in base a ciò che si chiede. Nel contesto medico-sanitario poi il passaparola, la diagnosi e spesso la cura trovano nel web molta condivisione.
D. Ma in cosa consitono allora le opportunità?
R. Il web offre un vasto tesoro di informazioni sulla salute, permettendo alle persone di accedere a risorse educative e di approfondire la propria conoscenza su specifiche condizioni mediche
L’opportunità è quella di avere a disposizione degli strumenti massivi di diffusione, che siano i social media, i siti web, i blog. Questo potenziale è una opportunità per l’informazione deontologicamente corretta e quindi verificata alla fonte. Il ruolo del giornalista negli ultimi anni è sensibilmente cambiato: la formazione riveste un ruolo importantissimo e la citazione delle fonti.
Bisogna riscoprire le interviste con il virgolettato, che impegnano l’estensore dell’articolo a riportare cose esatte rispetto a chi le dichiara, ed è indispensabile che il professionista sia un soggetto accreditato ad esprimersi per quei determinati argomenti. Ci sono molti strumenti ufficiali da consultare, come ad esempio l’Istituto Superiore di Sanità, che emette comunicati, relazioni, tutte certificate dalla struttura medesima. C’è l’opportunità per studi medici ad esempio di sfruttare questi strumenti, avvalendosi del supporto di giornalisti che sappiano trattare la materia “in punta di penna”.
Chi legge deve imparare a valutare ciò che legge. Tra le opportunità, sempre ammesso che le informazioni siano certificate, c’è anche quella di conoscere ad esempio nei dettagli le fasi di preospedalizzazione, predisposizione ad un intervento chirurgico e alle seguenti fasi riabilitative. Anche se oggi l’approccio paziente-medico è cambiato rispetto a prima. Negli anni scorsi i medici tendevano a riferire ai propri pazienti lo stretto necessario, per non allarmare probabilmente.
Oggi invece c’è molto realismo, per cui l’iter operatorio viene reso ben chiaro a chi deve sottoporsi a tale pratica medico-chirurgica, come con l’insorgenza delle normative sulla privacy si è ancora di più obbligati a riferire al diretto interessato, molto meno ai congiunti. L’opportunità consiste nel potersi anche documentare autonomamente, seguendo canali ufficiali, o certificati. Anche le Asl, le strutture ospedaliere dispongono di siti web contenenti molte informazioni che possono aiutare indubbiamente.
Le tecnologie offrono opportunità per la salute consentendo alle persone di monitorare i propri parametri vitali e lo stato di salute in tempo reale, facilitando la prevenzione e la gestione di malattie croniche. Opportunità per la sanità italiana è anche quella del confronto con altri modelli attuati in altre nazioni. Ciò può consentire di correggere errori, migliorarsi.
Porto come esempio una mia esperienza personale, in una visita svolta su invito dell’Ospedale Generale di Isola d’Istria in Slovenia. Una esperienza straordinaria nel constatare di presenza come funziona l’assistenza ospedaliera in una nazione confinante con la nostra e a pochi chilometri da Trieste ad esempio.
La struttura richiama un modello urbanistico molto più ampio in termini di spazi di manovra esterni, interni ma soprattutto quello che ebbe a colpire me e quindi stessa equipe di medici professionisti del team Pimos con il Prof. Filippo Fordellone, fu l’organizzazione della medicina d’urgenza. Ossia il Pronto Soccorso, predisposto effettivamente per quelle funzioni, con spazi dedicati ai congiunti in accompagnamento ad esempio, e diverse sale di visita in relazione alla gravità del paziente. I nostri codici, giallo, verde rosso etc, lì corrispondono a vere e proprie sale attrezzate per far fronte all’emergenza, tenendo conto della filiera tempestiva necessaria per l’accoglienza ed il trattamento. Nell’area della medicina d’urgenza c’era tutto: diagnostica radiografica, laboratorio analisi, tutto nel comparto e dedicato specificamente al soccorso d’urgenza. Infine, da testimonianze raccolte poi il giorno dopo nella città di Isola un pò in giro, non sono state affatto riscontrate lamentele, anzi loro stessi, gli sloveni, mostrarono meraviglia quando in tv italiana vengono mostrate le immagini dei nostri Pronto Soccorso. Magari su altre cose avranno sicuramente loro da imparare dall’Italia.
Ecco l’opportunità è anche quella di saper individuare le criticità facendo corrispondere adeguate proposte di soluzione da parte di chi è professionalmente preposto a ciò.
D. Prima ha parlato di scrittura in punta di penna, cosa significa?
R. Significa la consapevolezza del giornalista di saper trattare argomenti sensibili come quelli medico-sanitari con senso di responsabilità innazitutto, ma utilizzando anche terminologie delicate, non eclatanti, obiettive e che rendano l’idea di ciò che si sta in effetti comunicando. Quando si parla di salute, che sia quella pubblica o quella individuale, bisogna riflettere bene. Troppi avventori del sensazionalismo, non giovano ad assolvere un ruolo sempre più sociale, come quello del giornalismo italiano. Ma “in punta di penna”, è un modo comunque per indicare a livello generale, l’esigenza di una cautela espositiva negli articoli quando ci si trova in presenza di argomenti particolarmente delicati come fatti di cronaca, e non farsi prendere dalla voglia di sensazionalismo a tutti i costi.
D. Ed i rischi in particolare?
R. Un rischio, ad esempio potrebbe comportare seri problemi a chi dovesse leggere informazioni inesatte, indurlo in errore. Come a sottovalutare ad esempio una determinata sintomatologia, solo perchè internet dice che non è niente. Bisogna vedere chi le dice le cose, se sono dichiarazioni di medici specialistici o provenienti da fonti accreditate. Consapevoli di questi rischi dobbiamo inoltre conoscere il sistema informatico, tenendo conto che quanto si legge non necessariamente debba corrispondere alla realtà dei fatti. Nel caso di sintomatologie, di qualsiasi tipo, è sempre bene ricorrere al medico di base e se necessario a controlli specialistici, mai affidarsi al faidate con informazioni intraprese sul web.
Internet è indubbiamente un terreno fertile per la diffusione di informazioni inaccuratamente presentate invece come verità mediche. Questo può portare a decisioni sbagliate riguardo alla propria salute. La privacy dei dati sanitari è una preoccupazione crescente. Condividere inoltre informazioni sensibili online , come nelle discussioni sui forum o nelle varie chat, potrebbe rendere i pazienti vulnerabili a violazioni della privacy e a utilizzi impropri delle loro informazioni personali.
Inotlre tra i rischi c’è quello della vendita di farmaci on line senza la supervisione del medico specialista. Ciò può portare ad un uso improprio o pericoloso per la propria salute. Rischi sempre maggiori poi derivano dal deep web, ossia quella parte di internet non accessibile con i sistemi tradizionali ma con codici specifici. E’ lì che sicuramente non bisogna mai andare.
D. Quindi da operatore della comunicazione cosa consiglia?
R: Vanno attuate delle strategie per massimizzare le opportunità e minimizzare i rischi. La deontologia giornalistica si fonda sulla verifica delle fonti, atto che spetta a chi approfondisce e narra le cose. Ma anche ciascun utente deve valutare bene cosa legge e da dove proviene. Ad esempio, nelle ricerche compaiono una serie di link, associati ad immagini o altro, spesso le informazioni vengono captate da blog, forum di discussione tra persone normalissime. Ecco bisogna leggere il link capire da dove viene proviene quanto troviamo scritto: noi stessi accertiamo la fonte. Se interrogando il web, infatti su una determinata patologia, sul risultato di una analisi clinica appare una discussione tra pazienti o tra persone definite profane della materia ovvio che non ha granchè affidamento. Quanto leggiamo è come parlare al bar, o mentre si fa la spesa al supermercato, oppure al parco. Se invece il link evidenzia una provenienza affidabile, sia dal sito, sia nei contenuti, allora possiamo anche solo indicativamente tenere in considerazione le informazioni ricevute. Attenzione solo indicativamente, perchè ogni persona ha una sua propria storia clinica, un suo organismo ed ognuno reagisce in modo diverso all’insorgenza patologica, alle cure etc. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi al medico di base.
D. Il Covid ha generato una barriera tra pazienti e medici di base, cosa pensa a tal proposito?
R. L’emergenza Covid, benchè crediamo di averla pressochè dimenticata, ancora lascia i suoi postumi non solo a livello pandemico, ma a livello comportamentale. I rischi di contagio, il distanziamento sociale hanno generato una nuova barriera, praticata da molti medici ma non tutti ovviamente, non si può e non si deve generalizzare. Ma fino a prima del covid si andava dal medico quando se ne avvertiva la necessità, oggi bisogna prendere appuntamenti e anche a lungo termine.
C’era indubbiamente un uso un pò esagerato delle consultazioni con i medici di base, ma oggi siamo in una condizione diametralmente opposta, con restrizioni perduranti che sicuramente non trovano alcuna giustificazione, con l’avallo delle aziende sanitarie che silenti osservano le decisioni dei propri dipendenti. Sì perchè il medico di base è un dipendente della pubblica sanità, e solo per tenere in lista i propri pazienti percepisce un determinato emolumento.
Con il Covid abbiamo assistito ad un peggioramento delle evoluzioni di umana sanità tanto evocate. Ma ciò dipende sempre dalla coscienza individuale, ci sono oggi medici che rispondono al telefono ai propri pazienti. Come molti non lo fanno probabilmente perchè seccati continuamente. A mio avviso fare il medico è una missione, oltre che una gratificazione di svolgere una professione sufficientemente remunerativa. Il paziente però può sempre scegliere di cambiare quel medico che non gli presti molta attenzione.
D. Come gestire l’impatto con le tecnologie che avanzano?
R. Anche qui rischi ed opportunità, sta all’uomo capire come trovare il punto di mezzo in tutte le cose, gestione sanitaria compresa. La telemedicina ad esempio è un settore in veloce evoluzione in nell’ambito della sanità, che sfrutta le tecnologie digitali per fornire servizi medici a distanza. Questa pratica consente la consulenza medica, la diagnosi e il trattamento attraverso l’uso di dispositivi e comunicazioni online. La telemedicina permette ai pazienti di consultare i professionisti della salute da qualsiasi luogo, utilizzando videochiamate, messaggistica istantanea o altri strumenti di comunicazione online. Questo è particolarmente utile per le persone che vivono in aree remote o che hanno difficoltà a spostarsi. Con l’aiuto di dispositivi indossabili e sensori connessi, la telemedicina consente il monitoraggio continuo dei pazienti a distanza. Questi strumenti possono raccogliere dati sui parametri vitali e inviarli agli operatori sanitari per un monitoraggio costante. Inoltre facilita l’ottenimento di una seconda opinione medica da esperti in diverse parti del mondo. Questo può essere particolarmente prezioso per condizioni complesse o rare in cui è importante avere più pareri in situazioni critiche.
Con questi strumenti si riducono ad esempio le barriere geografiche, consentendo ai pazienti di accedere a servizi medici senza dover percorrere lunghe distanze. Questo è particolarmente utile per le persone con mobilità limitata o in situazioni di emergenza, oltre ad una riduzione dei costi per i pazienti che devono recarsi sempre fuori per le visite mediche. Un’altro aspetto di cui si deve tener conto è la riduzione del sovraffollamento nella medicina d’urgenza negli ospedali. La telemedicina pone però delle importanti sfide legate alla sicurezza dei dati e alla privacy. È fondamentale pertanto implementare misure di sicurezza robuste per proteggere le informazioni mediche dei pazienti durante la trasmissione e lo stoccaggio.
Le leggi e i regolamenti sulla telemedicina variano da paese a paese e anche all’interno delle giurisdizioni nazionali. È molto importante che i fornitori di servizi telemedici rispettino le normative locali e internazionali.
D. E come valuta il rapporto della sanità con l’intelligenza artificiale e la chirurgia robotica?
R. Ogni giorno aumentano le notizie di interventi in sala operatoria eseguiti con l’ausilio della chirurgia robotica, e con esse anche i successi che queste nuove tecnologie comportano nella trattazione di patologie. La chirurgia robotica può essere considerata parte del contesto più ampio dell’intelligenza artificiale (IA). Sebbene il termine “robot” possa evocare l’immagine di un essere autonomo, in questo settore, il termine si riferisce a sistemi assistiti da robot, che sono controllati e guidati da chirurghi umani. Tuttavia, molte delle tecnologie utilizzate nella chirurgia robotica coinvolgono aspetti dell’intelligenza artificiale generativa e della robotica avanzata.
I sistemi robotici utilizzati in chirurgia sono composti da un console di controllo, da bracci robotici e da strumenti chirurgici specializzati. Il chirurgo controlla il robot dalla console, guidando i movimenti del robot, i quali consentono movimenti estremamente precisi e una maggiore precisione durante l’intervento. Questa precisione si rivela fondamentale quando sussista ad esempio l’azione di movimenti delicati o in spazi molto ristretti del corpo umano. La maggior parte dei sistemi robotici fornisce infatti una visione tridimensionale ad alta definizione dell’area chirurgica. Questo offre al chirurgo una visione dettagliata e migliorata rispetto alla visione bidimensionale tradizionale.
La telemanipolazione consente inoltre al chirurgo di eseguire interventi a distanza, con l’utilizzo di incisioni sempre più piccole rispetto a quelle tradizionali, e quindi con tempi di recupero più brevi, minori cicatrici e dimuzione del rischio delle infezioni. Oggi l’applicazione clinica della chirurgia robotica trova spazio in una vasta gamma di specialità , tra cui urologia, ginecologia, chirurgia toracica, chirurgia cardiaca, chirurgia generale ma anche molte altre. Ovvio queste tecnologie richiedono una formazione particolare per i professionisti, spesso sono le stesse aziende produttrici ad organizzare complessi corsi specifici con l’ausilio di simulazioni interventistiche.
Quindi non deve spaventarci l’intelligenza artificiale, ovvio che va normata, come tutte le cose. Il problema, nelle tecnologie avanzate sta nel fatto che il legislatore (e quindi la politica) chiamato a dover emanare norme, non conosca affatto gli argomenti, le potenzialità, i rischi, ed i campi applicativi. L’intelligenza artificiale generativa è una nuova sfida dell’umanità, e siamo solo agli albori.
In Italia, così come in altri paesi, è stato di recente costituito uno specifico comitato sull’intelligenza artificiale e sull’editoria, ed a presiederlo è il criptico costituzionalista Giuliano Amato, ultraottuagenario (85 anni) chiamato ad indicare per nostro conto i rischi e le opportunità del futuro nel nostro paese. Ai posteri le ardue sentenze.